Le imbarcazioni dei nostri pescatori portano a terra ogni giorno incredibili quantitativi di rifiuti, per la maggior parte si tratta di scarti di plastica. Se la flotta da pesca italiana ad ogni uscita potesse raccogliere tutto quello che resta impigliato nelle reti oltre al pesce, in un tempo medio di 10 anni libererebbe il mare da una cifra come 30 mila tonnellate di rifiuti.
Se potessimo mettere questa spazzatura in fila potremmo fare 15 volte il giro della terra.
Sono i dati comunicati da Fedagripesca-Confcooperative all’ANSA, in occasione della Giornata nazionale del mare dell’11 aprile, realtà da anni impegnata in eco-progetti che vanno dall’utilizzo delle imbarcazioni per raccogliere rifiuti, alle bio reti al recupero degli attrezzi fantasma abbandonati accidentalmente nei fondali.

Un progetto piuttosto ambizioso all’orizzonte: creare una filiera del rifiuto in grado di mettere a regime un’attività quotidiana, su base volontaria e a totale carico dei pescatori. Il prgetto prevede la creazione in ogni porto delle infrastrutture necessarie per il conferimento dei rifiuti raccolti e uno stanziamento di incentivi con lo scopo di premiare il contributo ambientale dato dagli operatori.
Tra i progetti che la cooperazione sta sostenendo, c’è l’uso delle reti biodegradabili per l’allevamento di molluschi, ad esempio cozze e ostriche piatte, e una azione di recupero che prevede di creare borse e accessori recuperando gli attrezzi da pesca ‘fantasma’ abbandonati sui fondali. Questa iniziativa, finanziata dal programma europeo Life per proteggere e migliorare la conservazione degli habitat di Posidonia oceanica e Coralligeno nel Golfo dell’Asinara e della costa Nord Occidentale della Sardegna, sarà avviata il 13 aprile.