In questo periodo abbiamo assistito alla nascita e alla sperimentazione di molti materiali ed elementi costruttivi realizzati con i prodotti di scarto, come i tessili nati dal riciclo delle reti da pesca o dal recupero degli scarti di lavorazione degli agrumi o gli isolanti ed intonaci nati dal recupero dei resti di lavorazione del riso, dall’impiego del sughero e dalla canapa.
Addirittura il calcestruzzo, materiale minerale, è stato proposto in una versione riciclata diventando catalitico e mangia smog, confermandosi così un prodotto molto interessante per l’architettura.
Il gesso, anch’esso materiale minerale naturale, fa parte della tradizione decorativa italiana da centinaia di anni e di recente abbiamo potuto apprezzare innovativi pannelli decorativi alleggeriti, realizzati con tecniche molto moderne di colatura.
Perfino le plastiche stanno trovando delle nuove forme di presenza nell’intero ciclo di vita degli edifici (riciclate in alcuni prodotti isolanti, durevoli e facilmente riciclabili per molti dei sistemi edilizi); anche se edilizia ed arredo giocano un ruolo molto residuale in questa grande sfida di ridurne il consumo.
Il legno, come il calcestruzzo, è sempre più pervasivo nelle scelte costruttive. Lo troviamo nelle finiture di pavimenti e pareti ma anche sotto forma di pannelli prefabbricati per strutture portanti, coperture e rivestimenti esterni fino ad interi sistemi, sempre prefabbricati, per case in legno anche pluripiano. Rispetto ad altre tecnologie, quella del legno assicura cantieri a secco, molto rapidi e sicuri; oltre ad una facile riciclabilità a fine vita, gli edifici in legno garantiscono un rapido rientro dell’investimento immobiliare incidendo anche sulla sostenibilità economica delle opere.
Anche i laterizi confermano il valore della loro millenaria tradizione costruttiva e sostenibilità, ritrovando attualità nelle versioni isolate per edifici in elevate classi energetiche, o alleggerite per nuove applicazioni, sino a nuovi elementi di finitura a parete e a pavimento.
Non ultima la ceramica, di origine minerale, che si conferma tra i prodotti maggiormente performanti e sostenibili dell’intera gamma di rivestimenti di superficie ad oggi disponibili.
Siamo spesso convinti che il mondo delle superfici sia nella continua necessità di creare e proporre nuove linee estetiche. L’innovazione, che segue sempre più fortemente i driver della sostenibilità, nasce invece spesso per rispondere a nuove performance, o a nuovi stili di vita, e trova nei processi produttivi gli elementi per evolvere.
Gli impianti produttivi che danno identità ai materiali sono sempre un aspetto importante dal quale iniziare a ragionare sull’innovazione, così come i processi. Ed è proprio dalla trasformazione di questi ultimi che spesso nasce il vero cambiamento.
La fase produttiva rappresenta, anche dal punto di vista della sostenibilità, la parte più importante dell’intero ciclo di vita dei materiali, ma sicuramente anche quella in cui l’azienda può esercitare il maggior controllo.
Su questo fronte infatti, utilizzando fonti energetiche rinnovabili e le tecnologie più evolute, le aziende produttrici sono in grado di ottenere elevate prestazioni in termini di contenimento dell’impatto ambientale.
Gli indicatori ambientali più rilevanti per il ciclo di produzione sono:
• l’utilizzo di materie prime (riduzione degli sprechi);
• consumi idrici;
• consumi energetici;
• emissioni in atmosfera;
• scarti di produzione;
• emissioni acustiche.
Per la ceramica la sostenibilità è stata una conquista dovuta ad un lungo lavoro di ricerca e innovazione sui processi di produzione, che ha portato ad un utilizzo controllato delle risorse naturali ed un sempre più ampio risparmio energetico, pur mantenendo elevatissime prestazioni tecniche.
Ma oltre ad un controllo sui materiali d’origine, la vera sostenibilità va definita nell’arco dell’intero ciclo di vita dei materiali, rispetto alla durata media e alla durabilità, al loro smaltimento e riciclo.
Life Cycle Thinking significa considerare i prodotti – e i processi con cui vengono realizzati – lungo il loro intero ciclo di vita.
Questo approccio è alla base delle nuove politiche ambientali dell’Unione Europea, e di molte iniziative che vanno dagli “acquisti verdi” (Green Procurement) allo sviluppo delle tecnologie più opportune (le cosiddette BAT, Best Available Techniques).
Lo strumento operativo del Life Cycle Thinking è la LCA (Life Cycle Assessment), il quale propone una visione sistemica dei processi produttivi e dei prodotti. La valutazione si ottiene seguendo passo a passo il cammino che va dall’estrazione delle materie prime, attraversa tutte le attività di trasformazione e di trasporto e – dopo la vita utile trascorsa sotto forma di beni economici – arriva fino al ritorno alla terra sotto forma di rifiuto.
In fase di scelta progettuale dei materiali e componenti vanno quindi evidenziate le interrelazioni del singolo elemento rispetto al sistema edificio, valutandone il ruolo nel bilancio complessivo.
La scelta della ceramica conferma il corretto approccio al progetto che considera l’intero ciclo di vita dell’opera; l’unica visione possibile se si vuole pensare con responsabilità al futuro degli spazi e dei territori che abitiamo.
A differenza di quanto accade per altri materiali naturali come la pietra o il legno, la produzione del gres porcellanato Made in Florim non ha impatti significativi sulla biodiversità del territorio, in quanto l’azienda è Fiorano Modenese, inserita all’interno del distretto ceramico di Sassuolo.
Per quanto riguarda invece le materie prime da impasto, viene rivolta molta attenzione alla scelta dei fornitori, i quali sono chiamati a collaborare con l’azienda nel pieno rispetto degli ecosistemi e della biodiversità. Florim ha inoltre attivato una piattaforma elettronica per la gestione delle informazioni connesse alla provenienza delle materie prime (localizzazione delle cave, distanza dalla fabbrica, schede tecniche ecc.).
Ma quali sono i vantaggi dell’utilizzo del grès per l’ambiente?
• Utilizzo di materie prime naturali a basso impatto ambientale;
• Processi produttivi ad elevate performance qualitative ed ambientali;
• Ridotti consumi di acqua potabile;
• Ridotta generazione di scarti e sfridi durante la lavorazione e riciclaggio ottimale degli scarti
• Durabilità delle superfici nel tempo, senza particolari necessità di manutenzione;
• Basso impatto ambientale in caso di rimozione dei materiali e conferimento in discarica.
In Florim, secondo quanto dichiarato dall’azienda, non ci sono impatti ambientali legati agli scarichi idrici in quanto tutte le acque del ciclo produttivo vengono riutilizzate. Presso la sede di Fiorano è stata inoltre realizzata una vasca di raccolta dell’acqua piovana che recupera ed ottimizza la provvista idrica proveniente dalle precipitazioni inserendola nel processo produttivo. L’unica acqua che non viene recuperata è quella destinata ad uso civile.
Florim lavora da molti anni per ridurre l’impatto ambientale della sua produzione. Questo è stato e continua ad essere possibile grazie all’impegno dei laboratori di ricerca, delle molte competenze dei suoi dipendenti e ai continui investimenti. Negli ultimi sei anni l’azienda ha investito oltre 40 milioni di euro per la tutela dell’ambiente e delle risorse. Dal nuovo impianto fotovoltaico, ai nuovi processi per il recupero degli scarti, l’azienda è riuscita a contenere i propri consumi nonostante l’ampliamento produttivo.
Un ulteriore aspetto che caratterizza un sistema produttivo è la generazione di scarti di lavorazione. Gli scarti di materiale cotto, sia di origine industriale che provenienti da demolizioni, sono a tutti gli effetti degli inerti, come comprovato dall’attuale legislazione e da studi condotti presso i laboratori. La loro qualità geotecnica ed ambientale è tale quindi da renderli riutilizzabili in opere edili e stradali in alternativa a quelli di cava.
Nonostante questa opportunità, Florim recupera e ottimizza all’interno del processo produttivo tutti gli scarti di piastrelle crude, residui di polveri provenienti dai filtri e i fanghi del trattamento delle acque di processo e di rettifica. Impegnandosi anche nel recupero dei rifiuti prodotti da terzi.